martedì 30 novembre 1999


Oggi è la Giornata del Pane. Mangiate mangiate mangiate.



LA STORIA DEL PANE

In molteplici occasioni e in differenti epoche, la storia del pane è sempre stata legata a movimenti sia politici sia economici.
Il prezzo del pane ebbe un ruolo rilevante al tempo della Rivoluzione francese e durante la politica d'espansione romana.
Vespasiano era consapevole che chi distribuiva pane aveva il controllo di una città, tanto è vero che preparò la sua scalata al potere appropriandosi prima dei magazzini e dei silos di grano, poi controllando la distribuzione dei cereali.
I fornai hanno sempre avuto fama d'essere rivoluzionari, poiché i forni, dato il loro insolito orario di lavoro, erano luoghi ideali per le riunioni clandestine.
Le origini del pane risalgono al periodo neolitico, quando l'uomo cominciò a coltivare i primi cereali; il prodotto finito, però, più che pane sembrava una poltiglia senza forma. Nel momento in cui gli uomini impararono a macinare il grano con il mortaio, qualcuno osservò che lasciando la miscela vicino al fuoco, questa s'induriva. Si arrivò in tal modo ai primi pani senza lievito.
La scoperta del lievito si deve agli Egiziani i quali notarono che, lasciando riposare la pasta per un po' di tempo, il pane diventava più leggero e voluminoso. Quando la farina è impastata con acqua, la proteina che si forma contiene il "glutine", una specie di maglia elastica in grado di trattenere le bolle d'ossido di carbonio che si formano e di sviluppare una struttura fissa e spugnosa durante la cottura.
I Greci aggiunsero nuovi aromi e sapori nella lavorazione, riuscendo a produrre oltre 72 tipi di pane e di pasta; sono stati però i Romani a dare alla lavorazione del pane un valore artigianale con l'uso di farine bianche e più dolci. A Roma i forni pubblici nacquero nel 168 a.C. e ai tempi di Augusto se ne contavano circa 400.
Da allora si fecero limitati progressi nella lavorazione del pane, fino a circa il 1630, quando fu introdotto l'uso del lievito per accelerare la fermentazione dell'impasto (in precedenza si era soliti aggiungere, al posto del lievito, un impasto fermentato tutta la notte allungando considerevolmente il processo di lavorazione).
Tra i secoli XI e XII, il mulino si affermò nell'economia rurale. Furono i ricchi e le classi agiate, le cui preferenze andavano a favore del pane bianco, a consentirne la sua espansione. La qualità del pane consumato dai ricchi era differente da quella consumata dai contadini: questi dovevano mescolare il frumento con l'orzo, la segale e perfino l'avena, e il pane così prodotto era di misera qualità.
Durante tutti questi secoli, fino alla rivoluzione industriale, l'evoluzione della panificazione fu assai lenta. I cambiamenti più importanti si furono possibili grazie ai nuovi sistemi di macinazione, all'impiego di macchine per impastare e raffinare, ai forni a gas ed elettrici a cottura continua, a nuovi ingredienti capaci di conferire maggiore forza alle farine consentendo un maggior assorbimento d'acqua dell'impasto.
Durante l'Ottocento e il primo Novecento non si ebbero nuovi cambiamenti.
La guerra del 1915-1918 fece da sfondo agli anni della pasta grigia, del pane integrale e dei surrogati. L'esercito consumava grandi quantità di pane che arrivava nelle trincee sporco e ammuffito.
Situazione simile fu quella che si ebbe durante la seconda guerra mondiale e fu solo al termine, nel periodo della ricostruzione post-bellica, che la situazione tornò alla normalità







2 commenti:

Mixx ha detto...

[homer simpson mode]

paneeeeeee... [sbav]

[/homer]

Narese ha detto...

Più o meno la mia reazione ogni volta che affamata vedo il pane. Potrei vivere a pane e acqua ù_ù