martedì 30 novembre 1999



Ancora quella canzone. Ancora il frammento di una canzone fantasma che torna.
Sono tornata a Milano, dopo 48 ore a Parma, e lei torna



"...Sottovoce, senza luce, piano piano, io ti parlo di questa città..."




Sembra incredibile, eppure non c'è traccia di questa canzone, non c'è traccia del ragazzo che la cantava guidando sotto la pioggia nel video. Tanti la ricordano, tanti la canticchiano, eppure nessuno sa dare una risposta, un suggerimento, un indizio che si avvicini alla verità. Un sogno collettivo? E' inspiegabile.



"...Sottovoce, senza luce, piano piano, io ti parlo di questa città..."




Ancora oggi mi capita di canticchiare questo pezzo (unico frammento nella mia memoria) quando nella notte milanese osservo le luci, le strade deserte, le poche persone in giro che tornano a casa a dormire. A volte sotto la pioggia sono come quel ragazzo, che guida e racconta sottovoce una storia di questa meravigliosa città.

Non per tutti Milano è così bella. Ho conosciuto una ragazza che è scappata da Milano a 14 anni. Non dalle persone, non dalla famiglia, bensì da Milano. A 14 anni ha avuto la forza di chiedere ai genitori di permetterle la fuga verso Firenze per studiare lì e poi a Parma per fare medicina.

Spesso la gente parla di Milano come una città mostruosa servendosi di frasi che neppure loro capiscono, parlando di cose che non conoscono e sensazioni che provano solo perchè influenzati dal pensiero comune e banale. Invece, sul davanzale di quella finestra di una casa al centro di Parma ci siamo ritrovate io e lei, due anime della stessa città: quella innamorata e quella ferita.

E' stato strano. Parlavamo delle stesse cose, con la stessa sensibilità, eppure le visioni erano totalmente diverse. E' strano pensare di essere innamorati di una città che affascina e ti regala mille sensazioni ad ogni respiro, ed è strano quando troviamo l'opposto, quando una persona parla come noi, ha il nostro stesso sguardo, il nostro stesso animo, ma tutto è il contrario.

Quella ragazza era milanese quanto lo sono io (e non parlo di alberi genealogici), ma abbiamo vissuto due città nella stessa città.


 



Ho immortalato un fotogramma di quel momento nel mio cuore,
perchè anche noi due siamo una storia di questa città
da raccontare di notte
sottovoce.


 

1 commento:

Anonimo ha detto...

La canzone è cantata da Vincenzo Monti e l'album è Oceanima