martedì 30 novembre 1999


Ho tralasciato per molto tempo i miei doveri, ma ho dovuto badare ai miei mille deliri.
Le scuse le devo solo a voi miei cari lettori, spero ritrovati.

Cosa mi è successo nell'ultimo periodo?

Ho lottato e continuo. Come tutti del resto.
Lotto per la mia tesi, contro un relatore che si erge dietro al suo nome e ai suoi mille impegni professionali, ma è un vero imbranato.
Lotto contro passato, presente e fututo, tra amici e amori, canaglie e incoscienti, galanterie e umiliazioni. Spesso dobbiamo imparare a conoscere bene le persone e se queste cominciano a darci nausea, nonostante le speranze, la curiosità e l'affetto è meglio aprire la porta e far cambiare aria.
Lotto contro la mia perenne fame nervosa, una cucina migliorabile e i problemi alimentari più o meno seri di chi mi sta intorno.

Ma ho tempo anche per i festeggiamenti.
Festeggio le lauree degli amici con gioia e trapanandomi il cervello per regali adeguati e graditi.
Festeggio le festività con la mia famiglia, gli amici e i cuginetti, che crescono giorno dopo giorno e sono sempre più belli. Anche in questo caso affrontando neve, malesseri vari e tempo per i regali. E anche a questo giro sono riuscita a concludere tutto al meglio.
Tento di festeggiare il capodanno. Cosa farò? E chi lo può dire. Quest'anno come non mai tutti i miei amici sono dispersi. A confronto la diaspora ebraica è poca cosa. Odio festeggiare in locali, discoteche, ristoranti o piazze. Preferisco il calore casalingo di una buona compagnia di amici e conoscenti, riuniti intorno ad una tavola che parlano, ridono e si divertono con semplicità.

Mi rilasso viaggiando.
Il viaggio a Lucca è saltato per impegni personali, costi del viaggio e difficoltà a trovare dove dormire. Un vero peccato perchè è un evento che mi piace e mi dà la possibilità di incontrare amici lontani, con cui ho piacere a mantenere i rapporti.
Il viaggio a Roma è stato splendido. Ho ritrovato vecchi amici pronti ad accogliermi e a farmi compagnia in quelle giornate. Partita da una fredda Milano (nulla rispetto ai giorni appena passati che hanno visto la città invasa dalla candida neve e da una marea di stupidi in macchina), con una borsa in meno per il mio sventurato fratello, sono atterrata in una Roma con qualche grado in più, tanto che mi sono domandata se non avessi cannato del tutto il mio bagaglio. Ma alla fine sono stata fortunata, passando piacevoli giornate in giro per il centro, l'EUR (quariere dove non andrei mai ad abitare), il mercato di Porta Portese, Trastevere e il parco della Caffarella, senza riuscire a guadagnare un maritozzo, ma assaggiando il tiramisù più buono della città alla pasticceria Pompi (a chiunque: PROVATELO, non amo questo dolce, ma le sue varianti sono a dir poco eccellenti). Innamorata della città come non mai, l'ho lasciata con un pò di amarezza, ma con la consapevolezza che tanto mi rivedrà. Presto o tardi tornerò nella capitale. e per tornare in una città devi lasciarti indietro qualcosa, e io ne ho lasciate tante.
Il viaggio a Valencia è stato unico. Partita da sola, invece che in compagnia, il viaggio di andata mi ha ricordato l'abbandono lasciandomi un posto libero alla mia destra, nonostante un aereo pieno e affollato. Ho passato il tempo ad osservare il cielo e l'alba, la terra sotto di noi, in una rarissima giornata senza neppure una nuvola per tutto il viaggio, e un panorama da stringere il cuore, con il sole che ci inseguiva e il mare limpido fino all'orizzonte. Atterrata nella terza città di Spagna ho subito respirato la sua aria pulita e per nulla metropolitana e caotica. Valencia è terribilmente giovanile e vivace, passeggiando per giornate intere, totalmente a caso, ho potuto ammirare oltre ai monumenti la vita di una città che è cresciuta in fretta, troppo, e presto ne pagherà le conseguenze, ma che si è tenuta stretta la sua atmosfera da quartiere con i bambini che giocano per strada, le persone che chiaccherano ai portoni e alle finestre, i gruppi di anziane signore che si concedono una orchata e chiaccherano nella più totale tranquillità. La città in inverno appartiene a spagnoli e studenti, in estate viene invasa dagli stranieri, e gli inglesi sono quelli meno simpatici. Non troverete persone che parlano inglese. I gesti e l'italiano basteranno. La vita notturna si svolge nelle innumerevoli piazze o in alcune vie che si fa presto a conoscere. Se non siete muniti di macchina, non è un problema, i mezzi sono buoni, ma interrompono il servizio tra le 22 e le 24 fino alla mattina. I migliori alleati saranno i vostri piedi. Per una giornata o un pomeriggio concedetevi la Città delle Scienze e delle Arti. Un piccolo capolavoro di architettura moderna. Vi perderete come me nel parco ad osservare le persone, ma soprattutto i bambini che giocano nelle piccole piazze o sopra il Gulliver; vi perderete nel candido cemento della città, in netto contrasto con l'azzurro del cielo e dell'acqua, in una atmosfera in cui il tempo non avrà più importanza; vi perderete per trovare il mezzo più veloce per tornare a casa con i piedi massacrati, ma il ricordo di un bel tramonto.
Infine, sentitevi un pò valenciani andando al mercato centrale (facendo attenzione all'orario). Un enorme mercato alimentare (Sarei rimasta lì un mese solo per cucinare tutto il pesce che ho visto). Ma anche correndo sulla spiaggia umida per la pioggia imminente e per il mare grigio e rabbioso. Respirate a pieni polmoni e non abbiate paura di qualche granello di sabbia.

Difficile riassumere tanto in poco spazio e poco tempo, senza darvi noia.

Per il momento saluto tutti, dandovi appuntamento, si spera, prima dell'anno nuovo.
Non dirò ci sentiamo domani, perchè mai come in questi mesi ho imparato che è una promessa poco attendibile.
 

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