sabato 3 agosto 2013

Summer Chat


E durante l'estate vedi gli amici, prima e dopo le vacanze: quelli che vedi sempre, quelli che vedi raramente, quelli che non vedi da secoli, quelli che non vedi mai (e incroci), quelli con cui non esci ma, invece che affittare cmq di stomaco al cibo, chiami perchè non hai alternative. Poi capita che sei seduto per terra alle Colonne di San Lorenzo, sui Navigli, a Carroponte, al Politecnico Leonardo, o nel parchetto sotto casa e incontri nuovi e vecchi volti e nelle calde sere d'estate, caratterizzate dalla meno apprezzata fauna locale che si possa avere (zanzare e tamarri stile Jersey Shore), ti metti a parlare del più e del meno.

Parli di vari argomenti: delle vacanze che non farai, dei lavori che non troverai, delle chiusure che incominciano a rendere difficile la vita milanese...



La fruizione dell'arte a Milano.

Dopo un bel dibattito sui diritti a Carroponte, mi sono spostata a cenare alle 11 di sera sui Navigli dove mi aspettavano degli amici stretti su un tavolo 50x50 con strana e antiquata morsa da lavoro inclusa nel coperto. Gustando delle ottime Falafel (seconda mia esperienza con questo piatto, la prima non è stata altrettanto piacevole) con bulgor, è partito il discorso a cui siamo più affezionati: la fotografia.
E via di commenti sulle mostre fotografiche, di obiettivi, il dualismo francia-america (e noi arretrati italiani), di filtri, di digitali e analogiche, di usato e di portafogli vuoti. Un mio amico parte con una lamentela per me non nuova: perchè l'unico museo di fotografia di Milano debba essere inculato a Cinisello Balsamo, grande colonia di Mazzarinesi immigrati dal sud della Sicilia.

[NdR. Per chi non lo sapesse a Cinisello Balsamo esiste l'unico Museo della Fotografia della Provincia di Milano, con un archivio fotografico da fare invidia ai più per quantità, qualità e nomi, relegato nella spesso inadatta ala sud di Villa Ghirlanda, con una "grande" biblioteca di libri di fotografia, di cui la maggior parte del materiale deve stare altrove perchè non c'è spazio].

La lamentela parte dal fatto che Milano non può permettersi di mettere un museo di fotografia a Cinisello. Primo errore: Milano non ha messo il proprio museo a Cinisello e non ha voluto fare un museo della fotografia perchè non è mai stata interessata, mentre a Cinisello vuoi per destino, coincidenza, coscienza si è lavorato dal 1996 per dar realizzazione al progetto. Quindi Milano non ha proprio fatto nulla, se non appunto non attivarsi, nel caso questo argomento fosse di suo interesse. 

Il museo deve stare al centro non in periferia. Errore due: il museo è al centro. Di Cinisello. Dopo possiamo discutere dell'urbanistica di Cinisello, su cui parecchie critiche possono esser fatte. E poi piantiamola con questa concezione radiocentrica di Milano, sia per le attività sia per il traffico. Un pò di respiro, perchè se ti sento che ti lamenti che ogni vota che devi muoverti con i mezzi devi sprecare tempo ad attraversare il centro di Milano invece che poter sfruttare una circle line, di cui si parla dal 1920, ti stacco la testa.

Dobbiamo piantarla di pensare ognuno al suo orticello, dobbiamo essere una città metropolitana, quindi il museo deve stare a Milano e Cinisello non deve pensare a se stesso. Aridaje. Fermati un momento, hai pure studiato architettura, ripensa e poi riformula la frase.



Lamentandosi di Cinisello la discussione si è spostata su come in ogni modo la situazione a Milano stia migliorando per l'arte e la cultura: si aprono nuovi spazi, la proposta è più varia (vedi il museo del fumetto), ci si sta impegnando anche per una Milano più europea e più culturale (poi la gente dice che con la cultura non si mangia. Starai un pò a dieta in questo periodo, ma dalla cultura e dall'arte qualcuno il pane sulla tavola lo porta). Però si constatava anche una cosa, soprattutto per la fotografia: questo compito è per lo più svolto da gallerie private, come lo spazio Forma, e non dal pubblico. Gallerie che spesso sono piccole, a volte costose, a volte non hanno la forza di fare sufficiente comunicazione per promuovere eventi e mostre e si perdono molte cose, considerando anche che spesso durano molto poco e, cosa tipica di Milano, le vieni a sapere quando sono finite.



Parlavamo e ci confrontavamo sulle esperienze dei musei all'estero:

delle aperture, che spesso qui in Italia sono blindate dall'orario degli impiegati pubblici e non permettono la fruizione dei museo nel weekend o dopo le 17;

della integrazione di più servizi in un medesimo luogo per ampliare il più possibile l'offerta, con bar, librerie, sale lettura con quotidiani e riviste gratuite, terrazze e giardini ad ingresso libero, sportelli di informazione come avviene nelle Biblioteche e trasforma il modo di viverle (vedi Punto Pero a Pero, modello sperimentale ed esempio per molti);

delle visite dei bambini che riempiono i musei durante le giornate e ricopiano opere, girano o semplicemente giocano sotto l'occhio vigile degli insegnanti, senza far danno o indignare l'udito di nessuno;

della fruibilità del luogo, del permesso di fare fotografie, di parlare e poter vagare liberamente, come avviene in tutti i sacrosanti musei esteri.

Racconto spesso questi due aneddoti.

_Qualche anno fa una fashion blogger un poco atipica ed interessata anche al mondo dell'arte, aveva una giacca il cui tessuto richiamava un quadro. Appassionata ha preso la giacca e si è fatta fotografare di spalle davanti al quadro. Il quadro in questione è Autumn Rhythm di Pollock che si trova al Metropolitan Museum of Art di New York. Nelle settimane successive al post di Tavi Gevinson, si registrò da una parte l'aumento delle visite al quadro da parte di giovani e persone, dall'altra la ricerca di chi diavolo fosse Pollock. Un piccolo scatto ad un quadro ha portato qualcuno a mettere piede in un museo e magari guardare altre opere e di aggiungere un tassello in più alla propria cultura. Qualcuno ci ha perso? Non mi pare.



_In Spagna c'è la bellissima usanza di permettere l'ingresso gratuito ai musei nelle ultime due ore di apertura. Spesso giovani squattrinati e turisti decidono di usufruire di questa possibilità.
Un paio di anni fa mi trovavo ad aspettare un mio amico spagnolo davanti al El Prado di Madrid, seduta su un muretto ad osservare turisti e godere della musica di un bravissimo chitarrista. Una volta entrati il mio amico mi ha presa e avendo poco tempo mi ha portata a vedere una sua personale selezione di opere. Nel farlo mi ha tappata gli occhi e mi ha guidata in giro per il museo creando un senso di attesa e sorpresa per ogni opera.
Eravamo letteralmente uno spettacolo: le persone ci guardavano incuriositi, ridendo, alcuni bambini si erano messi ad imitarci e altri turisti a seguirci nel nostro giro insolito. Nessun inserviente ci ha detto alcunché neppure gli utenti stessi, anzi. E' stata un'esperienza incredibile ed emozionante, e sicuramente un modo di vivere il museo che qui in Italia non sarebbe stato possibile: probabilmente ci avrebbero cacciati, rispettosi del silenzio della polvere.




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